(Maggio 2024) |
Accueil | Version imprimable |
Uno sguardo al sabotaggio da parte dei sindacati della lotta nel settore pubblico (Québec)
I 550 000 lavoratori del settore pubblico della provincia del Quebec hanno votato al 95% a favore di uno sciopero generale illimitato (SGI) da indire in ottobre. Il 23 settembre, più di 100.000 lavoratori hanno manifestato per dimostrare la loro determinazione. In un volantino del comitato NWBCW-Montreal (No alla guerra, per la guerra di classe) distribuito durante la manifestazione, si legge che la SGI deve essere preparata con la creazione di comitati di sciopero o di lotta di tutti i lavoratori, indipendentemente dalla loro affiliazione sindacale, che siano o no iscritti al sindacato, e qualsiasi loro lavoro. Questo è il primo modo per combattere le divisioni e l’indebolimento delle nostre forze. Dobbiamo partecipare alle riunioni sindacali e fare proposte per contrastare la divisione e il sabotaggio dei sindacati, soprattutto se tornano con le stesse proposte di azione che hanno fallito in passato: azioni isolate, scioperi settoriali, scioperi di uno o due giorni e persino di poche ore per sindacato. I comitati della NWBCW sostengono le lotte dei lavoratori perché oggi non sono più determinate solo dalla crisi - la difesa del capitale nazionale contro i rivali economici - ma anche dalle esigenze, più o meno dirette a seconda dei Paesi, della spinta verso la guerra generalizzata; in particolare la necessità di sviluppare economie di guerra e di riarmarsi. In questa situazione, ogni lotta operaia rappresenta oggettivamente, e a prescindere dalla coscienza dei proletari in lotta, una dinamica di opposizione alla crisi e alla marcia verso la guerra del proprio capitale nazionale. E questo sia a livello economico sia a livello ideologico, tendendo, e solo tendendo, a rompere con il quadro della difesa del capitale nazionale e dell’unità nazionale con la propria borghesia.
Con un mese di ritardo, a novembre, il Fronte comune dei sindacati e quelli esterni al CF hanno intrapreso una moltitudine di scioperi che vanno da poche ore a qualche giorno e la FAE (35% degli insegnanti) ha optato per una SGI di 22 giorni. Questo sciopero, completamente isolato dagli altri lavoratori, non è mai stato esteso ad altri settori pubblici o privati. In un volantino della GISC distribuito durante le giornate di sciopero, abbiamo scritto Non è più prioritario chiedere la formazione di comitati di lotta o altro per preparare e favorire uno sciopero veramente ’illimitato e unitario’ e la sua estensione al di fuori del settore pubblico. Oggi, nei primi giorni del movimento, si tratta di: chiamare direttamente tutti i mestieri e le aziende del settore pubblico a scioperare contemporaneamente e tutti insieme; chiamarli a estendere lo sciopero oltre il settore pubblico, nel settore privato; chiamare tutti i proletari del Québec, nel settore pubblico e in quello privato, a scioperare immediatamente e a tempo indeterminato, rompendo con l’unità nazionale e il divieto di scioperi veri e proprie. E se ci sono comitati di lotta, spetta a loro concentrare tutta la loro azione su questi slogan.
Il 27 dicembre, i sindacati hanno annunciato un accordo di principio senza divulgare alcuna informazione e hanno posto fine a tutti gli « scioperetti ». Il governo provinciale di Legault non ha avuto bisogno di emanare ingiunzioni e leggi per fermare gli scioperi. I sindacati, in quanto organi dello Stato capitalista, se ne sono occupati. E per assicurarsi che i lavoratori del settore pubblico non scioperassero, i sindacati hanno indetto votazioni dall’8 gennaio al 19 febbraio per porre fine a qualsiasi accenno di lotta e garantire che le offerte del governo fossero accettate. La maggior parte dei sindacati ha organizzato riunioni in videoconferenza. Ad esempio, l’Alliance des professeures et des professeurs de Montréal ha tenuto questo tipo di riunione di smobilitazione dalle 18.00 alle 2.00, con il 52% degli iscritti che ha accettato l’offerta del governo.
Sebbene i sindacati stiano cercando di tenere sotto stretto controllo le riunioni faccia a faccia, gli incontri in videoconferenza devono essere radicalmente respinti. Il controllo esercitato dai sindacati, organizzatori delle videoconferenze, ha permesso loro di fare ciò che volevano nel caso in cui il voto non fosse andato a loro favore. Rimanere a casa per i lavoratori non solo non permette loro di impegnarsi in un vero e proprio ’dibattito’ contraddittorio, sulla lotta stessa, dell’accordo salariale, sulle condizioni di lavoro e sulla direzione e le modalità dello sciopero stesso. L’isolamento che i sindacati propongono sia per i voti di sciopero che per le offerte dei dirigenti impedisce ai lavoratori di ’sentire’ la forza e la vitalità del loro collettivo, in modo che possano rendersi conto che, uniti nella lotta, sono molto di più di una somma di votanti favorevoli o contrari.