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Corso storico e responsabilità comuniste
(4 maggio 2021)
"Di cosa si tratta più precisamente? Chiarire l’opposizione tra guerra e rivoluzione, borghesia e proletariato; ma chiarirla non astrattamente, con una formula passe-partout, ma a partire da un nuovo corso di situazioni, proprie della fase estrema della decadenza capitalista, dove il clima storico rimane permanentemente carico di elettricità e dove la borghesia non può più vivere senza mantenere uno stato di guerra, mentre il proletariato non può stare senza porsi il problema della rivoluzione."(Octobre #2, Tendenze e contraddizioni dell’evoluzione capitalista, marzo 1938, rivista della cosiddetta Sinistra italiana, tradotto dal francese da noi)
Biden il democratico e, con lui, tutta la borghesia americana si sono impegnati in una controffensiva generalizzata. L’America is back di Biden? Difendere a tutti i costi la leadership imperialista americana contro l’aspirazione della Cina a diventare la potenza dominante, anch’essa imperialista. Improvvisamente, e in occasione sia della pandemia di covid-19 che dell’arrivo al potere di una nuova squadra che succede a Trump, il corso degli eventi ha brutalmente accelerato. La grandezza della crisi economica oggi esige che la difesa degli interessi di ogni capitale nazionale sia portata sul terreno del confronto imperialista diretto. E questo, in modo imperativo e urgente. Nessuno può sfuggirvi . E, proprio come in tempo di guerra, il deficit, i debiti, l’ortodossia monetaria, soprattutto per il capitale americano con il dollaro, la moneta di riserva del mondo, non contano. Rilanciare l’economia di guerra per vincere la corsa agli armamenti, prima di vincere la guerra stessa. I missili nucleari cinesi e russi possono colpire anche gli Stati Uniti, rendendo la possibilità di una guerra generale ancora più credibile. Non ci siano dubbi: la borghesia statunitense non esiterà a difendere il suo dominio imperialista anche a costo di una guerra generalizzata e nucleare. Ma non c’è dubbio: la Cina, strangolata gradualmente dalla politica di contenimento [containment] del capitale americano, sarà tentata di anticipare l’asfissia lanciando una specie di Pearl Harbour.
Il democratico Biden e la borghesia americana impongono così il loro punteggio e stabiliscono il tempo per tutto il mondo. I nemici sono designati. Il risultato è che tutto il mondo capitalista è costretto a posizionarsi per o contro gli illiberali autocrati cinesi e russi, per o contro le democrazie occidentali. I temi ideologici indispensabili per la guerra imperialista generalizzata vengono messi in atto. Indicando il nemico, l’America blocca ogni desiderio europeo di sovranità autonoma – autonoma dagli Stati Uniti – e costringe le sue principali potenze, compresa la Francia, tradizionalmente riluttante, a mettersi in riga all’interno della... NATO.
Se venisse confermata, questa polarizzazione tra Cina e America avrebbe delle conseguenze, per il momento difficili da definire con precisione, sulla capacità del proletariato internazionale di opporsi alla guerra e di intraprendere il cammino rivoluzionario. Le esperienze storiche delle sue frazioni europee, nordamericane e cinesi sono diverse. Per convincersene, basta notare l’assenza – a nostra conoscenza – di gruppi comunisti in Cina, gli unici capaci di materializzare ed esprimere l’indispensabile internazionalismo proletario che può far esitare la classe dominante e mobilitare efficacemente il proletariato.
Lo stato di dispersione e di debolezza numerica delle forze comuniste internazionali dice anche molto sulla realtà dell’attuale equilibrio di potere tra il proletariato internazionale e il capitale mondiale. Ma più grave, le esitazioni e le confusioni politiche di queste forze, del campo proletario o del partito in fieri, sono esse stesse preoccupanti: esitazioni a lavorare con decisione e senza settarismo per il raggruppamento reale, cioè in chiarezza politica, delle forze comuniste internazionali che tendono ad emergere; confusioni di fronte alla situazione storica e di fronte alle campagne e manovre ideologiche e politiche della borghesia – soprattutto, quelle portate avanti dalla sinistra.
La fine delle misure sociali che hanno accompagnato i confinamenti in alcuni dei paesi più ricchi è già iniziata. Inevitabilmente, la rabbia e la combattività proletaria esistenti saranno espresse. Per quanto disorientato e passivo possa essere il proletariato in questo momento, la capacità dei gruppi comunisti di orientarsi, e quindi di proporre orientamenti e slogan politici, è e sarà un elemento e un fattore materiale negli scontri di massa tra classi che la crisi e la guerra stanno precipitando. Rimanere fedeli ai principi comunisti, che è indispensabile, non sarà sufficiente. È ancora necessario farli vivere. Attualizzare non i principi comunisti che sono invarianti, ma la loro declinazione di fronte alle questioni di oggi è un momento cruciale della lotta per la costituzione del partito politico del proletariato. Stabilire una valutazione critica delle piattaforme politiche degli anni ’70 e ’80 dei principali gruppi della sinistra comunista è anche necessario per stabilire l’unità tra i principi e le tattiche de partito per il periodo che sta iniziando.
L’uragano sta arrivando. La corsa tra la marcia verso la guerra e la ripresa delle lotte proletarie è iniziata. La parola d’ordine de partito per mantenere la rotta? Sapere come manovrare nei venti violenti che si stanno gonfiando, la tattica, mantenendo gli occhi fissi sulla bussola dei principi comunisti.