(Volantini e comunicati precedenti) |
Accueil | Version imprimable |
Ucraina : di fronte alle minacce di guerra imperialista, difendere le nostre condizioni di vita e di lavoro in tutto il mondo
(20 febbraio 2022)
In vista dell’attacco russo all’Ucraina del 24 febbraio, abbiamo deciso che era necessario e urgente tradurre al più presto in italiano il volantino che stiamo distribuendo dal 21 febbraio.
L’esercito russo invaderà l’Ucraina? O la guerra sarà limitata al Donbass e alle autoproclamate repubbliche filorusse? Le truppe ammassate anche in Bielorussia interverranno, espandendo immediatamente la guerra ai confini della Polonia, dei paesi baltici e dell’Unione Europea? Se sì, quale sarà la reazione della NATO? Un fatto è già chiaro: la minaccia della guerra imperialista, compresa la guerra nucleare, sta colpendo l’Europa. Già un ulteriore passo verso la guerra imperialista generalizzata è stato fatto.
La spirale delle rivalità imperialiste, esacerbata dalla crisi e dalla concorrenza economica, cresce inesorabilmente. Essa costringe ogni borghesia, principalmente nelle principali potenze imperialiste, che lo voglia o no, a prendere la strada della guerra. Di fronte al suo declino economico e alla messa in discussione della sua leadership internazionale, gli Stati Uniti usano la loro ineguagliabile potenza militare e minacciano il mondo intero con essa. La sua politica di contenimento [containment], economico e soprattutto militare, verso la Russia e la Cina fa dell’Ucraina e di Taiwan i potenziali Pearl Harbor di oggi e di domani. Costringe le altre potenze imperialiste, in particolare quelle dell’Europa occidentale, a mettersi in riga dietro di loro, intrappolate come sono dall’improvvisa e rapida polarizzazione imperialista USA vs Cina-Russia.
La prospettiva e la dinamica, il processo, della guerra imperialista generalizzata, di una terza guerra mondiale, agisce e interviene sempre più sul corso degli eventi. Inevitabilmente. Di fronte alla sua prospettiva, e di fronte alle guerre locali che scandiscono la sua marcia, c’è solo una risposta possibile: l’internazionalismo proletario. Il proletariato, classe sfruttata e rivoluzionaria allo stesso tempo, è l’unica forza che può opporsi alla guerra imperialista. E, come primo passo, rallentare la corsa che porta ad essa.
Innanzitutto, « la classe operaia non ha patria » proclamava il Manifesto Comunista nel 1848. Questo è ancora più vero oggi. Mostrare e difendere l’internazionalismo proletario di fronte a qualsiasi guerra imperialista significa che il proletariato non deve scegliere una parte contro l’altra. Questo è il sentimento che sembra animare la maggior parte dei proletari di Russia e Ucraina. Ma questo sentimento non basterà a fermare lo scontro militare, se dovesse avvenire. Sarebbe ancora necessario che il proletariato dell’uno o dell’altro paese, o addirittura di entrambi, si impegnasse in una dinamica risoluta di sciopero di massa, facendo valere i propri interessi di classe – bassi salari, inflazione, povertà, miseria colpiscono entrambi i lati della frontiera – contro i sacrifici supplementari che saranno chiamati a fare per difendere la « madre patria. » Purtroppo, mentre lo sciopero di massa dei proletari del Kazakistan ha mostrato loro la via da seguire, da nessuno dei due paesi – a nostra conoscenza, naturalmente – sono apparse indicazioni di lotte operaie che permettano di prevedere una risposta immediata alla minaccia, o addirittura allo scoppio, della guerra. Sarà probabilmente solo nel lungo periodo che il proletariato della Russia e dell’Ucraina potrà liberarsi dalla massiccia propaganda nazionalista, dall’atmosfera sciovinista e, nonostante la prevedibile e brutale repressione statale, impegnarsi nella lotta per i propri interessi di classe.
Allo stesso modo, il proletariato internazionale, in primo luogo europeo, non sembra essere in condizione di reagire immediatamente a una guerra che scoppiasse alle frontiere dell’Unione Europea. Certo, una timida ripresa internazionale delle lotte operaie sembra emergere negli ultimi mesi. Esso conferma che la borghesia europea non ha le mani completamente libere per marciare verso una guerra generalizzata. Tuttavia, la sua dinamica è ancora lontana dall’essere sufficientemente assertiva per poter contrastare, o trattenere, i suoi disegni imperialisti immediati. Per tutto ciò, questa è la strada da percorrere se vogliamo rallentare la marcia verso la guerra, anche se solo minimamente, e poi spianare la strada all’alternativa proletaria alla prossima catastrofe capitalista, alla crisi e alla guerra imperialista generalizzata.
Difendere le proprie condizioni di vita e di lavoro senza tener conto della logica economica capitalista non è solo l’unico modo per difendere i propri interessi di classe, ma anche per indebolire, rallentare, persino sabotare, la preparazione industriale e politica della guerra generalizzata e la marcia verso di essa. Per il momento, e di fronte alla minaccia in Ucraina, questa è l’unica risposta concreta che il proletariato è in grado di proporre. Questa è la parola d’ordine oggi, in Russia e in Ucraina, così come in tutta l’Europa e altrove, di fronte al rumore degli sciacalli e ai primi scambi di proiettili sulla linea del fronte.
No ai sacrifici per il capitale e le sue guerre!
No all’unità nazionale, viva la lotta di classe proletaria!